BARI: BARRIERE ARCHITETTONICHE PRESSO GLI UFFICI COMUNALI. FONDI IRRISORI PER L’ABBATTIMENTO.

Chiude l’anagrafe per mancato adeguamento della struttura.

Sono consapevole che non basti un martello e tanta buona volontà per abbattere le barriere architettoniche disseminate in tutta la città, tanto più quando nelle logiche di chi amministra la città il punto di vista della persona in difficoltà a deambulare fatica a farsi strada. Il caso dell’Anagrafe di Ceglie è emblematico di quanta confusione regni nella gestione del patrimonio immobiliare del Comune di Bari. Secondo quali logiche gli amministratori decidono di affittare per diversi anni una struttura da adibire a ufficio comunale dotata di barriere architettoniche, di nessuna via di fuga se non tre rampe di scale? Inoltre non solo non si preoccupano di rendere la struttura idonea prima che la stessa venga utilizzata, ma dopo svariati anni, in cui si chiede alle persone con disabilità motoria e anche solo impossibilitate a effettuare l’ardua scalinata, di sbrigare la pratica amministrativa “nell’androne”, si ritiene che la struttura  non possa essere adeguata e pertanto viene chiusa, privando i cittadini residenti di un servizio. La buona politica che dovrebbe mirare ad alzare i livelli di vivibilità e accessibilità della città non risiede qui e invece proprio presso le strutture pubbliche l’attenzione alle barriere architettoniche viene meno. La normativa in tema di abbattimento delle barriere architettoniche che si richiede a qualsiasi esercizio commerciale e struttura di rispettare, viene completamente ignorata dall’amministrazione comunale.

Caradonna: "Il vero paradosso di un’amministrazione comunale è di continuare ad avere delle barriere architettoniche (e mentali) da abbattere".