BARI: BARRIERE ARCHITETTONICHE ALL’ANAGRAFE DI CEGLIE. DISPOSTA LA CHIUSURA ANZICHÉ L’ADEGUAMENTO DELLA STRUTTURA DI PROPRIETÀ COMUNALE. CARADONNA: “TUTTI SAPEVANO”

“Decaro va in deroga a se stesso. Come un monarca fa la legge per sé, poi la disfa. Insomma, prima fa restare aperto un ufficio pubblico, poi lo chiude perché non poteva essere aperto al pubblico e comunque a distanza di 12 mesi dalle denunce del sottoscritto. Un ufficio della Pubblica amministrazione! Siamo all’assurdo”.

Michele Caradonna, consigliere comunale di Bari di Fratelli d’Italia un anno fa aveva denunciato in consiglio comunale, all’Asl, agli uffici preposti, sui giornali e in televisione, il problema dell’inaccessibilità della sede dell’Anagrafe di Ceglie, ma sindaco e giunta hanno fatto orecchi da mercante: “Si preferisce sopprimere una delegazione territoriale invece di adeguare l’edificio alle norme? Il paradosso: la pubblica amministrazione va in deroga a se stessa, roba da pazzi!”.

“Una vergogna istituzionale – prosegue Caradonna – gli uffici pubblici sono inaccessibili perché inagibili e quindi li chiudiamo. Qualcuno dovrebbe soltanto vergognarsi e chiedere scusa ai cittadini e tornare a casa. Perché sono inadeguati, inefficaci e lenti!”.

La storia. Un anno fa Caradonna, a seguito dell’agitazione messa in atto dai dipendenti comunali anche per le condizioni di inadeguatezza dell’immobile dell’Anagrafe di Ceglie, aveva cominciato a interrogare l’amministrazione anche perché, a Caradonna, in quanto Presidente dell’Anmic Bari associazione a tutela e rappresentanza delle persone con disabilità, diversi cittadini avevano segnalato l’inaccessibilità della sede.

Pertanto, il Consigliere aveva avviato una intensa attività di verifica tramite interrogazioni consiliari per chiarimenti sul rispetto di ciascuna delegazione periferica della normativa vigente in tema di abbattimento delle barriere architettoniche e di sicurezza sui luoghi di lavoro. Inoltre, specificatamente richiedeva chiarimenti sulla copertura assicurativa per il tragitto e per il tempo che il personale in servizio impiegava a raggiungere la sede di lavoro diversa da quella abituale in quanto frequentemente per ordine di servizio ricevuto “telefonicamente” al fine di sopperire alla mancanza di personale si verificano spostamenti di risorse da una sede all’altra. Altro punto interessante delle interrogazioni presentate riguardava la copertura dei servizi di vigilanza per tutto il tempo di apertura degli uffici delle delegazioni in quanto si erano verificati diversi episodi di aggressioni verbali e fisiche a danno del personale in servizio. 

Non avendo ottenuto risposte adeguate dalla pubblica amministrazione, il Consigliere avviò un tour degli uffici pubblici per verificarne le condizioni.

Da lì la scoperta, alla quale seguirono le denunce anche alla Asl e agli uffici competenti: “L’immobile di Ceglie era completamente inadeguato: non accessibile a persone con disabilità, ad anziani con problemi di deambulazione e a mamme con passeggini perché per accedere esiste solo una rampa di scale. Niente scivoli o ascensori o soluzioni alternative. Una violenza inaccettabile”.

 

Caradonna a Luglio 2017, evidenziando le gravi carenze dei requisiti elementari per consentire l’accesso e la fruibilità delle presone con disabilità, ma anche la carenza dei requisiti di sicurezza propri dei luoghi di lavoro, come ad esempio uscite di sicurezza chiede l’immediato intervento del SISP Servizio Igiene e Sanità Pubblica per la verifica dell’agibilità e l’ottemperanza alla legge 13 del 1989 e del D.M. 236/89 dell’immobile e l’intervento dello SPESAL Servizio Prevenzione Sicurezza Ambienti di Lavoro per le verifiche di cui al D.lgs. 81/08 . A distanza di un anno però non arrivano i nomi dei responsabili delle inosservanze rilevate e neanche vengono messe in atto iniziative utili per adeguare la sede, ma la delegazione viene chiusa.

“La beffa? L’immobile è di proprietà comunale – aggiunge Caradonna – e quindi non si può dire che se ne siano accorti solo ora!

Hanno lasciato un servizio aperto al pubblico con queste gravi carenze strutturali. Ma l’Asl non aveva accertato l’immobile del patrimonio comunale?”.

“Oggi – continua il consigliere che dell’abbattimento delle barriere architettoniche ha fatto la sua missione – dopo un anno dalle mie denunce, arriva la chiusura di una delegazione e accorpano il servizio di Ceglie in una sede di Carbonara. E poi: che se ne farà adesso di questo immobile di proprietà comunale? Ecco l’esempio di una città che funziona…”.

Ma che razza di umanità è quella che costringe una persona con disabilità a non essere autonomo per entrare in un ufficio pubblico? È stato violato il servizio alla persona con disabilità”. “Non si può privare – conclude Caradonna – un quartiere di una delegazione perché la sede non è adeguata. Questo significa totale disinteresse per i disagi dei cittadini e dei dipendenti (che da tempo avevano chiesto incontri e soluzioni all’amministrazione), i cui diritti vengono calpestati anche se sono i contribuenti e i datori di lavoro di questa amministrazione e dei funzionari”.