ALLE ASSOCIAZIONI CHE OTTENGONO IL CONTRIBUTO DIAMO PURE L’IMMOBILE GRATUITO?

Il Comune di Bari dispone di un patrimonio immobiliare che può mettere a disposizione della cittadinanza per scopi sociali. Non per questo, però, non si deve tenere conto del fatto che spesso gli immobili sono le scuole pubbliche e che la convivenza con realtà associative potrebbe procurare disagi alla popolazione scolastica. In più, non sarebbe equo concedere immobili alle realtà che già ricevono un contributo pubblico. È di questo avviso il consigliere comunale di Bari, Michele Caradonna, che durante il consiglio comunale del 9 giugno 2016 lo fa presente in aula. “Hanno diritto – riferisce Caradonna – ad avere la gratuità gli enti che non percepiscono altri contributi o erogazioni pubbliche”. “Su questo – dice – non si passa”.

“Dobbiamo capire – prosegue il consigliere – quali sono le associazioni o i soggetti operanti nel terzo settore che hanno, in maniera chiara, al di là dell’oggetto sociale, nell’operatività del quotidiano, un servizio gratuito. Molte associazioni, enti, cooperative e società fanno attività legate al terzo settore, ma ricevono delle contribuzioni, non in ultimo il servizio delle tossicodipendenze che il Comune di Bari appalta. Che succede? Che le cooperative che hanno l’appalto del Comune di Bari vanno nei locali del Comune e hanno anche la gratuità?”.

“È impensabile – stigmatizza poi – poter far convivere contestualmente associazioni che si occupano – dalla tossicodipendenza ad altre forme di disagio – in una scuola e magari anche in una scuola dell’infanzia a questo punto, perché nelle proprietà nostre rientrano anche gli edifici delle scuole dell’infanzia comunali”.

“Noi – conclude Caradonna – che dovremmo tutelare l’istituto dell’istituzione scolastica ci prendiamo il lusso di poter mettere in discussione una concessione di un bene esclusivo per un atto educativo, perché la prima e fondante agenzia educativa è la scuola e lo dobbiamo ricordare anche se negli ultimi anni è veramente calpestata e maltrattata, noi gli andiamo a dare quest’altro onere”.